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  • placidoschillaci

La scelta | Ti sto offrendo solo la verità




E io ch'avea d'error la testa cinta,

dissi: "Maestro, che è quel ch'i' odo?

e che gent'è che par nel duol sì vinta?".

Ed elli a me: "Questo misero modo

tengon l'anime triste di coloro

che visser sanza infamia e sanza lodo.

Mischiate sono a quel cattivo coro

delli angeli che non furon ribelli

né fur fedeli a Dio, ma per sé foro.

Caccianli i ciel per non esser men belli,

né lo profondo inferno li riceve,

ch'alcuna gloria i rei avrebber d'elli".

E io: "Maestro, che è tanto greve

a lor che lamentar li fa sì forte?".

Rispuose: "Dicerolti molto breve.

Questi non hanno speranza di morte,

e la lor cieca vita è tanto bassa,

che 'nvidïosi son d'ogne altra sorte.

Fama di loro il mondo esser non lassa;

misericordia e giustizia li sdegna:

non ragioniam di lor, ma guarda e passa". »

(Dante Alighieri, Inferno III, 31-51)


Nella società contemporanea, ed anche in quelle passate, come leggiamo sopra nelle note scritte dal sommo poeta in uno dei suoi cantici, una delle principali cause di malessere; motivo di ansie, turbamenti, stress e molto altro, è dovuta al perenne stato di indecisione, che noi, uomini e donne del ventunesimo secolo viviamo costantemente e quotidianamente, ed alla quale sembriamo ormai esserci abituati. Questo fattore genera una dinamica ben precisa, cioè quella di non essere in grado di fare delle scelte, con la conseguenza di non riuscire a dare una direzione alla propria vita.

La parola “indecisione” (etimo formato da in- prefisso relativo a ciò che entra o che si oppone a qualcosa e decisione, dal latino decīdĕre, formato da de- e da caedĕre cioè "tagliare"; significa quindi "tagliar via") indica un preciso spazio della nostra esistenza, ossia quello in cui non riusciamo, per le più svariate motivazioni, a scegliere! Questa mancanza di scelta, ossia di dare una direzione, giusta o sbagliata (anche se, chi decide cosa è giusto e cosa è sbagliato?), ci porta inevitabilmente in una sorta di limbo sul quale potremmo restare in bilico per molto tempo, se non per tutta la vita. Nella teologia cattolica, per limbo si intende, un luogo “Dove l’anima non merita il Paradiso, ma neppure l'Inferno e il Purgatorio” (san Pio X, Catechismo Maggiore), in pratica quest’ultimo rappresenta un luogo/non-luogo in cui tutto rimane fermo, passivo, bloccato, dove non c’è azione, dove la vita, in questo caso la nostra, si ferma in attesa di qualcosa o di qualcuno che modifichi lo stato delle cose.


Secondo questa possibile analisi (anche se è facilmente riscontrabile), la mancanza di una direzione o anche soltanto dell’intenzione di una direzione, a lungo andare, ci mette nella spiacevole posizione di ritrovarci in uno stato che potremmo associare alle sabbie mobili, che per loro natura tendono a far sprofondare verso il basso tutto ciò che entra nel loro raggio di azione. Per analogia e corrispondenza, nell’uomo queste sabbie mobili, sono gli stati di densità emotiva, psicologica e di conseguenza anche fisica, che la mancanza di scelta e di decisione genera, e che ci tirano, appunto, sempre più giù, in un tunnel vorticoso da cui e difficile uscire.


L’essere indecisi, tende, come dicevamo, a fossilizzarci su posizioni che con l’andare del tempo diventano delle vere e proprie prigioni, gabbie per la nostra stessa esistenza. Gabbie dalle quali vogliamo a tutti i costi (o dalla quale si presume) liberarci. Capita però che non avendo chiara la situazione in cui ci ritroviamo o gli stati che sperimentiamo, tendiamo ad accusare a destra e a manca, quello o quell’altro, persone, situazioni, eventi, che dal nostro (limitatissimo) punto di vista impediscono di esprimerci, ma che fondamentalmente non capiamo essere causate dalle nostre mancate scelte.


E’ utile è necessario capire che “nessuno se la prende con nessuno”, se vogliamo giocare al “chi ha la colpa” e trovare un capro espiatorio, qualcuno con cui necessariamente prendercela se non riusciamo a farne a meno, dobbiamo dirigere l’attenzione verso noi stessi, e la nostra mancanza di consapevolezza! Semmai, è utile capire le dinamiche che si innescano in determinati momenti della vita, e capire che gli eventi che si svolgono davanti ai nostri occhi o di cui siamo i protagonisti, seguono “schemi” che possiamo definire già visti, che si ripetono in continuazione, ciclicamente, anche se in maniera un po’ diversa, fino a quando non riusciamo ad estrarre dalla situazione in essere la “lezione”, ovvero il “sale” di cui parlavano gli antichi alchimisti, che diventa l’elemento fondamentale per fare quel tanto agognato cambio di mentalità o rivoluzione interiore, o per usare un termine Gurdjieffiano, essere in grado di passare ad un ottava superiore.


Questa “lezione” o “sale”, se interamente estratto ci permette di superare gli ostacoli che ci impediscono di prendere una determinata scelta e di dare quindi una direzione alla nostra esistenza. Ma quali sono questi ostacoli? Ne abbiamo già parlato in precedenti articoli, ma è bene riprenderli; la nostra tanto amata importanza personale, il nostro orgoglio smisurato, il volersi credere sempre nel giusto, il lamentarsi, il voler giustificare continuamente i nostri comportamenti, che generano oltretutto profondi momenti di sofferenza alle persone che abbiamo più vicino, la totale mancanza di sensibilità e tanto altro, che ogni giorno continuiamo imperterriti a non vedere e di cui non ne siamo minimamente coscienti.



Pillola azzurra o pillola rossa?


“È la tua ultima occasione, se rinunci non ne avrai altre. Pillola azzurra, fine della storia: domani ti sveglierai in camera tua, e crederai a quello che vorrai. Pillola rossa, resti nel paese delle meraviglie, e vedrai quant'è profonda la tana del Bianconiglio. Ti sto offrendo solo la verità, ricordalo. Niente di più.” (Dialogo tra Morpheus e Neo - Matrix)


Per citare un famosissimo film che ha fatto della scelta il suo leitmotiv, siamo davanti ad un bivio e la direzione che prendiamo sarà fondamentale per il prosieguo della nostra esistenza, vogliamo veramente cambiare lo stato delle cose, iniziando come è inevitabile da noi stessi? Siamo pronti ad affrontare i cambiamenti che questo comporterà? Quanto siamo realmente intenzionati a prendere in mano la nostra vita? Quanto siamo disposti a metterci in discussione? Fino a che punto?

Le risposte a queste domande non le troveremo da nessuna parte, ne tanto meno possono esserci fornite da un Guru, Motivatore o Coach che dir si voglia, possiamo trovarle solamente nel nostro intimo, nella parte più reale in noi, chiediamoci profondamente se la strada che stiamo seguendo è quella più vicina al nostro cuore.


Se non vogliamo affrontare tutto questo, se non siamo pronti o crediamo di non esserlo, se l’ignoto che si apre davanti a noi ci sembra troppo spaventoso, se non riusciamo o vogliamo essere cosi sinceri con noi stessi, (anche se, se siete arrivati a questo punto della lettura una piccola parte lo vuole ) piuttosto abbracciamo pienamente di vivere la vita cosi come l’abbiamo vissuta fino a questo momento, prendiamo quella dannata pillola azzurra(schematizzando) ed accettiamo con serenità quello che crediamo di essere, in qualunque caso abbiamo effettuato una scelta e questo comporterà comunque un cambiamento. La cosa fondamentale è fare una scelta, rimanere nel limbo porterà solo ansia, paure, stress, depressione e molto altro.


Switch: In questo momento c'è una sola regola: o la nostra via, o vai fuori dai piedi.

Neo: Me ne vado.

Trinity: Aspetta, Neo, ti prego, fidati di me.

Neo: E perché?

Trinity: Perché quello che c'è là fuori già lo conosci. È come quella strada: sai esattamente dove portano. E io so che non è qui che tu vuoi stare.


“Bisogna decidere: ‘Tutto o niente’. È semplice, tutto o niente. Se lei conosce la sua passata nullità, allora decida; o si decide a trasferire questa nullità in qualcosa, o perirà. Se decide "tutto o niente", dopo la sua paura sarà meno importante. Lei è una non-entità, una merda. Deve comprenderlo. Oggettivamente, quale opinione può avere? Non può fare niente. È tutta immaginazione. Non può nemmeno fumarsi una sigaretta. Deve decidere nel campo della sua nullità. Il ‘tutto o niente’ può porre fine alla sua paura. O qualcosa accadrà, o perirà come un cane. Perché lei non dovrebbe esistere così com’è. Ha capito? È una nuova ‘Giustizia’, con un altro vestito. Ha anche una cintura e un cappello. Un cappello a cilindro.”

(Da "Incontri con Gurdjieff 1943-1946")


Di: Placido Schillaci

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