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Il Discorso della Montagna | Le Beatitudini



Vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. Si mise a parlare e insegnava loro dicendo:


Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli.

Beati quelli che sono nel pianto, perché saranno consolati.

Beati i miti, perché avranno in eredità la terra.

Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati.

Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia.

Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio.

Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio.

Beati i perseguitati per la giustizia, perché di essi è il regno dei cieli.

Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli. Così infatti perseguitarono i profeti che furono prima di voi.


Come abbiamo già scritto nei precedenti articoli, l'insegnamento di Cristo, è un insegnamento che potremmo definire multilevel, ossia con diversi livelli di comprensione, “essoterico” inteso come esteriore(le parabole che racconta alla folla) ed “esoterico” inteso come interiore(da bocca a orecchio, come parla ai discepoli). Questi livelli di comprensione si manifestano e si svelano (gli antichi greci chiamavano questo evento Aletheia (ἀλήθεια) “dischiudimento”, “svelamento”, “rivelazione” o “verità”) al ricercatore man mano che affina la sua capacità di comprensione e di conoscenza. Ad una prima lettura del brano che proponiamo, contenuto nel vangelo secondo Matteo, chiamato “le Beatitudini” o “Discorso della montagna”, possiamo facilmente trovare un significato esteriore, e catalogare il tutto come semplici precetti o consigli su cosa sia, e come arrivare alla beatitudine. Ad una lettura più approfondita, invece possiamo accorgerci di come il linguaggio che utilizza il Cristo sia criptico, di non facile comprensione ed interpretazione, di come i passaggi che vengono descritti in questo discorso possono tutti essere visti sotto un ottica diversa che possiamo definire interiore, interna o esoterica, diremmo oggi. Si riesce a percepire che c’è dell’altro nelle parole che vengono pronunciate dal Cristo. Che bisogna “entrare”, per cosi dire, nel discorso e carpirne il senso profondo.


La prima cosa che è utile ed importante notare e che il Cristo, prima di iniziare il discorso fa un gesto o meglio, un’azione molto significativa, salire su di una montagna. Questo simbolo lo troviamo anche in altre tradizioni, non a caso i saggi dei racconti zen, i monaci tibetani o altro, si trovano spesso sulle montagne, questo perché la montagna non rappresenta un luogo fisico, piuttosto uno stato vibratorio interiore. Salire sulla montagna, quindi secondo questa possibile spiegazione, sta a significare, proprio il momento in cui è utile e necessario attuare un cambio di stato, innalzarsi al di sopra delle parti, della dualità potremmo dire, non rimanere imbrigliati nelle dinamiche che viviamo quotidianamente, sciogliere piuttosto tutti i vincoli e le densità che ci mantengono in uno determinato stato vibratorio. Salire sulla montagna, avere un punto di vista più alto, potremmo anche intenderlo come un moto dello spirito per poter parlare ed insegnare agli altri, gli antichi greci utilizzavano il termine anagogico (dal greco ἀναγωγικός, der. di ἀναγωγή elevazione, sublimazione, induzione da ἀνάγω condurre in alto, sollevare, e quindi, nel linguaggio neoplatonico, il passaggio, attraverso i gradi della realtà, dal sensibile all’intelligibile) per indicare questo movimento interiore.


Le Beatitudini, quindi, possono essere interpretate come dei passaggi interiori a cui l’uomo è chiamato, per realizzare in se stesso l’insegnamento Cristico. Si capisce, come sia ben diverso l’approccio e la spiegazione che ne da la chiesa cattolica(essoterica), non più qualcosa di lontano a cui rivolgersi, ma bensì un lavoro profondo su sé stessi. “Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli”, come può essere dei poveri in spirito il regno dei cieli, se il regno dei cieli(utilizzando questo schema) e puro spirito? di quale spirito si parla? Oppure “Beati quelli che sono nel pianto, perché saranno consolati” cosa intendiamo per quelli che sono nel pianto? La società contemporanea che vive di sofferenza, stenti, disoccupazione? O intendiamo qualcos’altro?


Se ci fermiamo ad una lettura esteriore dovremmo considerare l’opzione che non saremo mai beati, se non in un tempo futuro. Ma se invece cerchiamo di capire il messaggio Cristico, di leggere dietro le parole, tutto ciò che è scritto e raccontato ha molto a che fare con qualcosa che sta accadendo adesso. Il povero di spirito, quelli che sono nel pianto, il mite, il misericordioso, ecc, siamo noi, o meglio quello che crediamo di essere. Tutti gli ostacoli, dubbi, paure, scetticismo, tutto ciò che ci distoglie dalla realizzazione del Sé(essere uno con il Padre), è nel tempo, quindi frutto della mente lineare. Le Beatitudini di cui sopra, si realizzano nel momento in cui ci liberiamo dalle strutture e sovrastrutture della mente, quando facciamo del due l’Uno, quando portiamo equilibrio all’interno del nostro mondo interiore o interno. Solamente in uno stato di calma e silenzio interiore possiamo giungere al regno dei cieli, che è qui in questo momento!


Cristo è Coscienza, coscienza di sé e di ciò che abbiamo intorno, quella stessa coscienza che sentiamo dentro noi stessi quando facciamo qualche atto improprio, quando ci muoviamo ed agiamo egoisticamente per il nostro tornaconto personale, quando sapendo quello che dovremmo fare per il bene degli altri, evitiamo di farlo per paura, per evitare spiacevoli conseguenze che possano intaccare la nostra immagine personale. Allora capiamo come la frase “Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia”, non è rivolta a qualcuno fuori, ma è la coscienza che parla a se stessa. Chi insulta, perseguita, mente, dice ogni sorta di male? Se osserviamo attentamente come funzioniamo, ci accorgiamo che tutto questo accade nella nostra testa, ogni qual volta abbiamo una spinta, uno slancio nella direzione della coscienza. L’ostacolo, lo spirito di opposizione, lo sfidante, come viene detto in un famoso documentario, siamo noi stessi. Tutto nasce e finisce dentro l’uomo, nulla c’è all’esterno. Ogni sensazione, emozione, sentimento, percezione, visione e molto altro che l’uomo riesce a sperimentare nasce e muore con lui.


Cristo si fa carico di un messaggio rivoluzionario, che rompe le leggi del suo tempo, perché quelle leggi sono frutto delle mente. Rompere le leggi, significa proprio spezzare la chiacchera interna, fermare la descrizione del mondo, come direbbe il Don Juan di Castaneda. Tornare ad uno stato di beatitudine, “Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli” , quella ricompensa è qui, adesso!


“Io sono la via, la verità e la vita; nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. Se mi aveste conosciuto avreste conosciuto anche mio Padre; e fin da ora lo conoscete, e l'avete visto”. (Giovanni 14:1-7)



Di: Placido Schillaci


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