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Il Decalogo | Mosè e i sistemi del mondo



In questo scritto cercheremo di contestualizzare, attraverso una possibile visione degli eventi, il mito di Mosè, l’esodo dall’Egitto del popolo ebraico e tutto il discorso dei dieci comandamenti.


Esodo: dal latino exŏdus, dal greco ἔξοδος, composto di ἐξ ossia "fuori" e ὁδός ovvero "via, cammino"; significa quindi "via d'uscita".

L’esodo dal nostro punto di vista ha poco a che fare con un qualcosa che accade o è accaduto nel mondo, ma piuttosto con qualcosa di interiore che accade in noi stessi, esodo o passaggio è la trasformazione, la rivoluzione intima che ognuno di noi deve fare in se stesso. Rivoluzione del proprio modo di pensare, di agire, di elaborazione delle informazioni ricevute, di come ci approcciamo alla vita. Rivoluzione fondamentale e necessaria perché come siamo stati condizionati a pensare è diventato nel tempo il nostro sistema di controllo.


Non c’è nessuno la fuori che controlla tutto ciò che fai, non interessa a nessuno quali sono i tuo hobby o passioni o come passi il tempo libero, questo sentito ha molto a che fare con il bisogno di considerazione a cui siamo stati fin da piccoli abituati, dobbiamo cercare conferme, abbiamo bisogno che la gente ci veda interessanti, divertenti, il film revolver in questo senso ci dà una mano a capire quello che si è appena detto:



C'è una cosa dentro di te che non conosci e di cui negherei l'esistenza. Finché non sarà troppo tardi per farci qualcosa. È l'unico motivo per cui ti alzi al mattino. L'unico motivo per cui sopporti un capo stupido. Il sangue, il sudore e le lacrime. Questo perché vuoi che le persone sappiano quanto sei bravo, attraente, generoso, divertente, intelligente. Temetemi o riveritemi, ma per favore pensate che sono speciale. Condividiamo una dipendenza. Siamo tossicomani dichiarati. Vogliamo tutti la pacca sulla spalla e l'orologio d'oro. L' hipp-ip-ourrà del cazzo. Guardate il ragazzo intelligente con il distintivo, che lucida il suo trofeo, brillanti e diamanti impazziti: siamo solo scimmie avvolte in bei vestiti, che implorano l'approvazione degli altri. Se lo sapessimo, non ci comporteremmo così. Qualcuno ce lo nasconde. E se avessi una seconda possibilità?”

(Dialogo di Jake Green dal film Revolver)



L’attuale sistema sociale in cui siamo immersi funziona e si basa su questi assunti, la tua attenzione deve essere sempre fuori, ti devi preoccupare di tutto meno che di te stesso, la gente va avanti, trascina le proprie esistenze pensando che il gioco non finisca mai...



Frank: Qual è la regola di ogni gioco signor Green?

Jake Green: Per diventare più furbo devi giocare contro un avversario più furbo.

Avi: Bravo. E la seconda regola di ogni gioco?

Jake Green: Più sofisticato è il gioco, più sofisticato è l'avversario.

Avi: Che più o meno e la stessa cosa. Ma quando si ferma? Quando si ferma il gioco?

Jake Green: [Pensando tra sé e sé] Si ferma quando mi darete delle risposte. Non lasciarli scherzare con la tua mente Jake.

Avi: Sa che sono io a scherzare con la sua mente signor Green? Sente quella voce da così tanto tempo che ormai crede sia la sua. Crede che sia il suo miglior amico.

Jake Green: [Pensando tra sé e sé] Dovrà credere che il suo avversario sia il suo miglior amico.

Avi: Dove deve nascondersi un avversario?

Jake Green: [Pensando tra sé e sé] Nell'ultimo posto dove guarderesti.

Avi: Sa chi è Sam Gold, signor Green? Dovrebbe. Perché lui lo sa chi è lei. Lui è qui dentro. [Indica la testa] E finge di essere lei. Lei fa parte di un gioco Jake, fa parte del gioco. Tutti sono nel suo gioco. E nessuno lo sa. E tutto questo, tutto questo è il suo mondo. Gli appartiene. Lo controlla.






Il “Gioco” non è la fuori, la partita non si svolge in un Club di scacchi come nel film appena citato, ma è al tuo interno, è il tuo sistema cognitivo o meglio la parte che il Signor Gurdjieff definisce “l’apparato formatore” che bisogna cambiare, apparato, appunto cioè qualcosa che si prepara alla formazione, alla manifestazione, nel nostro caso della coscienza.

Ma cosa centra questo con l’esodo e la bibbia? Centra e come poiché il mito biblico di Mosè e di conseguenza dell’esodo dall’Egitto ci sta parlando della stessa cosa.

L’Egitto nel mito rappresenta proprio i sistemi del mondo, il condizionamento, tutto ciò che tiene schiavi gl’israeliti (Israel non è un popolo, ma colui che porta unità a se stesso IS=Iside, RA=Horus, EL=Dio, la trinità, le tre forze che danno vita alla manifestazione) che sono sottomessi al volere e agli ordini del Faraone.


Faraone che rappresenta proprio l’ego, l’aggregato psichico, lo sfidante che ha paura di perdere i suoi schiavi prima che questi si ribellino contro di lui e distruggano il suo regno, si capisce che stiamo parlando di processi interni, che avvengono dentro ognuno di noi. Mosè a questo punto è chiaro che rappresenta la parte cosciente in noi, è il seme di senape per fare riferimento al Nuovo Testamento che se abbeverato germoglia e da i suoi frutti. Mosè che vuol dire proprio “tratto in salvo dalle acque” ma di quali acque si parla? Delle acque seminali, la trasmutazione sessuale, l’arcano A.Z.F della tradizione Gnostica e di queste acque che ci parlano tutti miti che troviamo nelle varie culture sia occidentali che orientali, Mosè che viene trovato dalla sorella del faraone, che lo accudisce e lo fa crescere all’ombra dell’impero egiziano.


Anche qui la parte femminile è l’elemento che permette a Mosè di rimanere in vita, lo prende con sé, lo accudisce e lo inizia alla tradizione egizia. Il mito ci parla di quella parte femminile/sensibile che è in noi, solo tramite quella parte, se la coltiviamo, possiamo avere la possibilità di renderci conto della nostra situazione, come la Trinity di Matrix che aiuta Neo/Mosè a rendersi conto del proprio stato, ed a cercare di liberarsi, di svegliarsi. Mosè è l’eletto di Matrix.



Mentre Mosè si trovava in viaggio, nel luogo dove pernottava, il Signore gli venne incontro e cercò di farlo morire (Esodo 4,24)



Questo passo tratto dal libro dell’esodo non avrebbe senso se preso alla lettera, perché Mosè è l'eletto. Dunque perché Dio dovrebbe far morire Mosè?

Il dilemma si risolve capendo lo Spirito che si muove dietro le apparenze. Il farlo morire qui non è un uccidere di tipo fisico, Dio vuol far morire Mosè alla sua animalità è umanità (nel senso di natura umana), vuole farlo diventare figlio, verbo, il morire di cui si parla è un morire iniziatico, a se stessi, all’ego/aggregato.

Infatti poi continua;



“Allora Sephora prese una selce tagliente, recise il prepuzio del suo figliuolo, e lo gettò ai piedi di Mosè, dicendo: Sposo di sangue tu mi sei!” (Esodo 4,25)



Recidere il prepuzio del figlio, il femminile interiore chiede la divinizzazione attraverso il controllo della pulsione sessuale e chiede a Mosè di abbracciare l’amor sacro, il sesso sacro, la trasmutazione delle proprie energie sessuali/vitali, abbandonando l’amor umano/passione animale, solo cosi può riuscire a sconfiggere l’ego/aggregato. Il lavoro nella nona sfera, la Sephira Yesod della tradizione cabalistica, è il lavoro con la trasmutazione sessuale nella camera nuziale per realizzare il matrimonio perfetto o Maithuna.


Il mito dell’esodo ci parla della stessa cosa e quando Mosè si rende conto, scopre la sua situazione anzi l’orrore della situazione in cui vive, la scoperta è il suo dolore sono sempre stati la scoperta è il dolore di chiunque abbia compreso cosa sia questo sistema. La coscienza quanto si desta non dice; accipicchia mi hanno ingannata [...] ma piuttosto il dolore che sperimenta e tale da fargli mettere in dubbio l’intera esistenza che fino a quel momento ha vissuto, se abbiamo la forza e la capacità di cavalcare quel sentito, allora possiamo cercare di fare qualcosa per cambiare il nostro stato interno, l’esodo che ci porta dalla schiavitù dell’Egitto e del Faraone (ego) alla terra promessa, Israele.


Il Mito ci dice pure come questo avviene, Mosè per portare il suo popolo dalla schiavitù alla libertà ha bisogno dell’aiuto di Dio (il Padre cosmico comune) che egli sente come una voce in un roveto ardente che brucia ma non si consuma, il fuoco dello spirito che arde dentro ognuno di noi.



"Accendiamo la fiamma del nostro cuore, come torcia benedetta che è la luce del Signore, come fonte sacra di mistica emozione, da cui sgorga il più limpido torrente d’amore. Accendiamo la fiamma di divina dolcezza, nella quale silenzioso il Maestro rifulge". (antico rituale gnostico)



La Runa Kenaz degli antichi Celti sta a rappresentare lo stesso principio, che gli dice di innalzare il suo bastone che diventa un serpente, la verga di Aronne (Aronne che insieme alla sorella Miriam sono altre parti interne), la trasformazione del bastone in serpente ha molto a che fare con la purificazione attraverso la colonna vertebrale dei primi tre Chakra (schematizzando), la trasmutazione delle energie sessuali. Solo dopo aver compiuto questi ed altri prodigi tra cui le dieci piaghe (sofferenze) che sono il lavoro che bisogna fare su di sé, il faraone lascia andare Mosè che riesce a questo punto a liberare il suo popolo dall’oppressore (ego/aggregato) e lo conduce, non prima di aver separato le “acque” (la trasmutazione delle acque seminali) del mar rosso, alla terra promessa, Israele, ovvero aver portato unità in se stesso.


Dopo tutte queste vicissitudini, Mosè riesce ad uscire dall’Egitto e dopo tre mesi di cammino, si ferma ai piedi del monte Sinai. Su comando divino Mosè salì sulle pendici del monte (salire sul monte sta a significare l’elevazione, aver acquisito una più ampia visione) dove rimase per quaranta giorni e quaranta notti. Lì egli ricevette la legge, scritta su due tavole di pietra, così Dio gli da in custodia quelli che vengono chiamati i Dieci comandamenti.



I Dieci comandamenti diventeranno il metodo (più che delle regole, come dopo ha imposto e fatto passare la chiesa cattolica), da seguire; dei precetti (suggerimenti) per perfezionare se stessi al fine di giungere allo sviluppo della coscienza.



“Allora Iddio pronunziò tutte queste parole, dicendo” (Esodo 20:2-17):


1° - Io sono l’Eterno, l’Iddio tuo, che ti ho tratto dal paese d’Egitto, dalla casa di servitù. Non avere altri dii nel mio cospetto.


Il primo comandamento ci parla del non creare idoli fuori di noi, ma scoprire proprio la nostra parte Reale, l’Essere che siamo di cui non abbiamo consapevolezza, imparare a guidare il verbo creatore attraverso la realizzazione del sé. Il verbo, la vibrazione, la laringe, il 2° Chakra è collegato con il 5° chakra, imparare a guidare il verbo attraverso l’utilizzo della forza vitale/sessuale, non a caso quando nell’adolescente si sveglia l’energia sessuale, cresce quello che chiamiamo “Pomo d’Adamo” a rafforzare ancora di più, se ce ne fosse bisogno questa unione.


2° - Non ti fare scultura alcuna né immagine alcuna delle cose che sono lassù ne’ cieli o quaggiù sulla terra o nelle acque sotto la terra; non ti prostrare dinanzi a tali cose e non servir loro, perché io, l’Eterno, l’Iddio tuo, sono un Dio geloso che punisco l’iniquità dei padri sui figliuoli fino alla terza e alla quarta generazione di quelli che mi odiano, e uso benignità, fino alla millesima generazione, verso quelli che m’amano e osservano i miei comandamenti.


Il secondo comandamento ci parla ancora una volta di non creare idoli fuori di noi, per idoli intendiamo non soltanto quelli religiosi, ma tutto ciò che nella nostra società viene pompato a dismisura affinché diventi qualcosa di utile, di trendy. Tutto ciò che distoglie la nostra attenzione (dove va la tua attenzione va la tua energia) da quello che deve essere il nostro obbiettivo principale, ovvero cercare di prendere coscienza della nostra situazione, e vedere di darsi da fare nella direzione di un cambiamento di mentalità o cognitivo.


3° - Non usare il nome dell’Eterno, ch’è l’Iddio tuo, in vano; perché l’Eterno non terrà per innocente chi avrà usato il suo nome in vano.


Il terzo comandamento ci esorta ad abbandonare il parlare inutile, la chiacchera non solo verbale ma anche e soprattutto mentale, il chiacchiericcio che ci accompagna continuamente e ci distoglie dal nostro stato originario, cioè lo stato di connessione con Dio, se sai di Essere non hai bisogno di dimostrarlo.


4° - Ricordati del giorno del riposo per santificarlo. Lavora sei giorni e fa’ in essi ogni opera tua; ma il settimo è giorno di riposo, sacro all’Eterno, ch’è l’Iddio tuo; non fare in esso lavoro alcuno, né tu, né il tuo figliuolo, né la tua figliuola, né il tuo servo, né la tua serva, né il tuo bestiame, né il forestiero ch’è dentro alle tue porte. Poiché in sei giorni l’Eterno fece i cieli, la terra, il mare e tutto ciò ch’è in essi, e si riposò il settimo giorno; perciò l’Eterno ha benedetto il giorno del riposo e l’ha santificato.


Il quarto comandamento vuol dirci proprio di santificare la vita, ogni giorno è festa, la festa è che sei vivo, onorare la vita ed onorare se stessi, vivere le cose che ci succedono con sacralità, con entusiasmo (dal greco antico enthusiasmòs, formato da en con theos dio, letteralmente si potrebbe tradurre con "con Dio dentro di sé", "invasamento divino").

5° - Onora tuo padre e tua madre, affinché i tuoi giorni siano prolungati sulla terra che l’Eterno, l’Iddio tuo, ti dà.


Il quinto comandamento ci dice di onorare il padre e la madre, di non portare rancore alle persone che ti hanno dato la vita, la possibilità di fare questa esperienza. Onora ciò che ti hanno dato, conciliati con loro e sciogli il primo anello di costrizione. Il padre e la madre in questo comandamento posso essere intesi anche come le due parti interne del tuo essere, la parte maschile (attiva/di sforzo) e la parte femminile (passiva/di accoglienza), portare unita tra due opposti, facendo emergere la forza conciliatrice o terza forza.


6° - Non uccidere.


Il sesto comandamento ci dice chiaramente di non ucciderti, non uccidere la vita che sei, bisogna rendersi conto che siamo autodistruttivi ci sabotiamo continuamente, l’ego/aggregato/avversario cerca in tutti modi di ostacolarci per non far emergere la nostra parte Reale.


7° - Non commettere adulterio.


Il settimo comandamento ci dice di non perdere l’energia vitale/sessuale, mentale ed emotiva, riuscire ad avere un dominio sui centri inferiori della macchina. Nella tradizione egizia troviamo Ermete Trismegisto ossia il tre volte magnifico o ermetico il cui simbolo ci dice la stessa cosa, diventare ermetici nei pensieri nei sentimenti e nel corpo fisico (trasmutazione sessuale).


- Non rubare.


L’ottavo comandamento ci dice di non rubare in generale, sia nella vita che a livello energetico agli altri, non vampirizzare, non rubare i meriti di chi abbiamo accanto per soddisfare il nostro bisogno di considerazione.


9° - Non attestare il falso contro il tuo prossimo.


Il nono comandamento ci dice di non mentire agli altri e soprattutto a se stessi, non dare falsa testimonianza di ciò che sono, “Ehyeh Asher Ehyeh”, Io sono colui che sono è ciò che Io sono sono.


10° - Non concupire la casa del tuo prossimo; non concupire la moglie del tuo prossimo, né il suo servo, né la sua serva, né il suo bue, né il suo asino, né cosa alcuna che sia del tuo prossimo.


Il decimo comandamento ci dice di non giocare con il desiderio di possesso, non creare effigi mentali, il desiderio ardente non fa altro che farti perdere energia, sia sessuale che mentale ed emotiva, energia che ti serve risparmiare per realizzare l’esodo.


In conclusione, questi dieci comandamenti o precetti diventano utili per realizzare un israelita, cioè un Uomo o una Donna che riesce a creare un centro di gravità permanente, portare unità in se stesso, infatti i comandamenti non sono il fine, ma il mezzo per realizzare quella che chiamiamo coscienza.



NOTA: Questo breve articolo non vuole essere considerato come esaustivo, l’interpretazione dei simboli e del significato esoterico è del tutto personale.



Di: Placido Schillaci

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