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I Cicli | Evoluzione, Involuzione, Rivoluzione



In questo articolo cercheremo di dare una possibile spiegazione al discorso dei cicli di evoluzione, involuzione e rivoluzione, della reincarnazione e delle dottrine del ritorno.



“Le leggi dell’involuzione e dell’evoluzione sono l’asse meccanico di tutta la natura e non hanno nulla a che vedere con l’autorealizzazione intima dell’essere. Nell’animale intellettuale esistono tremende possibilità che possono svilupparsi o perdersi; non è una legge che queste possibilità si debbano sviluppare. La meccanica evolutiva non può svilupparle”. (Samael Aun Weor)



Partiamo dal principio, osservando la natura del mondo materiale possiamo accorgerci come quest’ultima si garantisce il mantenimento della vita attraverso queste due leggi; l’evoluzione e l’involuzione. Tutto ciò che ha vita sul pianeta Terra e nel Cosmo quando nasce segue questo ciclo (o schema), ovvero: nasce, cresce (sviluppo), invecchia (involve) è alla fine muore. Possiamo affermare che quindi tutto è ciclico (Ciclo = dal latino cyclus, che deriva dal greco κύκλος ossia "cerchio, giro”), tutto in natura ritorna: il sole, la luna, le stagioni, le giornate. Quello che abbiamo appena descritto è il ciclo della vita per come noi la intendiamo e conosciamo.



sfruttando questa fonte le macchine si assicurarono a tempo indefinito tutta l’energia di cui avevano bisogno”. (Morpheus)




Un esempio di questo ciclo in natura possiamo osservarlo in particolar modo nelle piante, essendo il loro ciclo vitale più breve, solitamente, di quello umano, ad esempio il basilico: cresce, arriva al massimo splendore, fiorisce, avviene l’impollinazione, lentamente la pianta si distrugge e morendo lascia il seme per la prossima stagione. Il ciclo quindi è qualcosa che si ripete nel tempo e che avviene indipendentemente dalle condizioni di vita, è “meccanico” per usare un termine caro al Signor Gurdjieff.


Nelle tradizioni religiose ed iniziatiche ritroviamo spesso dei riferimenti a questi cicli, ad esempio quando si parla di ciclo di reincarnazione, ciclo di trasmigrazione, metempsicosi, ecc. Questi sono solo alcuni esempi di come quest’ultimi siano una costante in buona parte delle tradizioni religiose e filosofiche attuali e antiche, dal Buddismo all’Induismo, dal Brahmanesimo al Giainismo, dalle dottrine Orfiche alla Grecia dei platonici, dagli Gnostici ai Manichei fino ai Catari.





Questa “dottrina” (dal latino doctrina "insegnare") se cosi possiamo chiamarla, inerente al ciclo di vita, morte e rinascita, spesso per schematizzare viene raffigura come una ruota, ad esempio la ruota del tempo del calendario Maya, l’arcano numero dieci dei tarocchi che è la retribuzione (la ruota della fortuna), la ruota del Samsāra o ruota dell’esistenza, che nel Buddismo rappresenta in maniera simbolica proprio il ripetersi dei cicli, prendendo come esempio quest’ultima possiamo dire che i 108 raggi della ruota (108 è un numero magico per le tradizioni religiose orientali, è una delle divisioni naturali del cerchio, l’Akṣamālā del Buddha ha 108 perle, non che sommando i numeri che lo compongono si ha come risultante 9 che in diverse tradizioni viene associato allo spirito Divino) sono i contenitori/corpi in cui l’essenza vive l’esperienza terrena, il ciclo di evoluzione ed involuzione.


Quando si parla di reincarnazione, gli assunti base ci spingono a pensare che quest’ultima avvenga in successione, ovvero alla fine di un ciclo ne inizia successivamente un altro e cosi di seguito fino a consumare tutte le 108 vite (schematizzando), alla fine delle quali l’essenza dovrebbe essere riuscita a fare le esperienze necessarie per rompere e liberarsi dai cicli e ritornare all’unità con il tutto, almeno nel migliore dei casi, altrimenti ritorna all’involuzione quindi riparte un nuovo ciclo. Questo schema e quello sul quale si poggiano la maggioranza delle tradizioni. Dal nostro punto di vista invece possiamo fare delle considerazioni che ci spingono a valutare anche un'altra ipotesi, ovvero che questi contenitori/corpi in cui l’essenza sperimenta il ciclo di vita, non sono in sequenza, in successione uno dopo l’altro, ma bensì, utilizzando sempre il simbolo della ruota, il perno che è l’essenza in cui i raggi si collegano, vive contemporaneamente tutte le varie esperienze dei 108 contenitori/corpi, per fare un esempio utilizziamo prendendolo in prestito dall’informatica il termine “polling”.


Il “polling” è la verifica ciclica di tutte le unità o periferiche di input/output da parte del sistema operativo di un personal computer, seguita da un'eventuale interazione, scrittura o lettura, questa verifica avviene in un tempo inferiore al tempo di Planck (In fisica il tempo di Planck è l'unità naturale del tempo. È considerato, ad ora, il più breve intervallo di tempo misurabile), possiamo capire che in questa possibile visione proposta, l’Essenza vive quasi istantaneamente tutte le esperienze dei contenitori, proprio come accade in un personal computer, avviene uno scambio continuo tra il perno (essenza) posto al centro, è i raggi (contenitori), secondo questo punto di vista possiamo spiegarci alcuni fenomeni, ad esempio il dejavù o il ricordo di vite passate, che se capito bene lo schema non è un ricordo lontano, ma è un esperienza che l’Essenza sta facendo nello stesso momento in un altro contenitore, che per un motivo a noi ignoto, forse a causa di un temporaneo errore nella lettura, viene vissuta da un altro di quest’ultimi. Questa visione, se accettata va a rompere il concetto attuale di reincarnazione, concetto che tra l’altro è collegato ad un altro assunto limitante, quello del tempo e della sua linearità, che come affermato precedentemente, dal nostro punto di vista, il tempo è in realtà psicologico, quindi non c’è una sequenza temporale cosi come la intendiamo, a questo proposito nella tradizione Buddhista troviamo il detto “io sono il dado e la ruota”, proprio per sottolineare come non c’è divisione tra il centro ed i contenitori.





Alla luce di quanto detto, possiamo capire che l’essenza ha impiegato milioni di anni per incarnare in una forma umana, attraversando e vivendo tutta l’esperienza di quello che viene chiamato “ciclo di vite” iniziando come minerale, vegetale, animale ed infine umana, che è l’unica forma in grado di veicolare è sviluppare ulteriormente queste tre qualità: pensieri, sentimenti e sensazioni, che sono le possibilità attraverso cui l’essenza può riuscire a fare la propria Rivoluzione, ed a liberarsi dalla “ruota”, dal ciclo.

La nostra Essenza, la nostra parte reale, quindi ha fatto tutto questo cammino, possiamo capire a questo punto, come per esempio troviamo persone che hanno attitudini particolari a lavorare con i cristalli, con le erbe, a fare determinati tipi di lavori, ecc. Queste qualità emergono perché c’è una sorta di memoria nell’essenza che se non individuale, ma collettiva, che ha attraversato tutti quelli organi di mondo, in questo consiste da un certo punto di vista il discorso evolutivo, a livello di essenza è più sensato che a livello biologico (Darwiniano).

Tutta l’umanità essendo parte della stessa vita organica che sta sul pianeta terra obbedisce soltanto a questi cicli, tanto più che la coscienza o la consapevolezza di cui è dotata è più una consapevolezza di gruppo. Ma l’individuo anzi, più che l’individuo l’essenza all’interno di questi cicli ha invece l’opportunità in se stessa di rivoluzionare e diventare qualcos’altro, cosa che al momento noi ignoriamo ma che possiamo iniziare ad intuire, a sospettare.


Lo strumento per diventare questo “qualcos’altro” risiede proprio nella caratteristica che distingue l’uomo da tutte le altre forme di vita organica, che guarda caso è il pensiero. Il pensiero è proprio la parte su cui il sistema ha lavorato maggiormente che quindi è stato volutamente più strutturato/limitato per impedirne lo sviluppo, sviluppo che se effettuato porta con sé anche la possibilità di un sentimento superiore, e quindi di quella percezione intima che può portarci alla scoperta di ciò che veramente l’uomo è, o che almeno può ritornare ad essere.


La domanda che sorge spontanea è: Perché questo individuo ha il pensiero? Cosa importa alla natura che questa forma di vita ha il pensiero?


Fosse soltanto per il fatto che il pensiero lo porta a rendersi conto che prima o poi muore e che tutta la sua esistenza perde di senso, se vissuta all’interno di schemi/costrutti creati apposta per impedirgli di prendere coscienza di ciò che è realmente, quindi arrivare a questa visione permette di prendere già in parte coscienza. L’unico sospetto è che in un armonia cosi perfetta il fatto che questa forma di vita manifesti qualcosa di diverso dalle altre, forse significa che esiste qualcos’altro che è fuori dai cicli e che ha molto a che vedere con il discorso esistenziale, ma che non riusciamo a catturare perché in qualche modo ci sfugge o di cui non ne abbiamo piena coscienza anche perché il sistema come dicevamo in precedenza ha lavorato in questo senso, forse ci fa intuire che c’è qualcosa che volutamente ci è stato nascosto. La persona che inizia a capire profondamente questo discorso se da un lato può vivere uno stato di disperazione, dall’altro se inizia a percepire, a stare su questa sensazione di paura, di smarrimento che sente ha la possibilità grazie ad una rivoluzione intima, interiore, di evadere, di riuscire a prendere coscienza quindi diventare nel tempo, con la pratica ed il lavoro costante (su di sé), un essere autorealizzato attraverso appunto una rivoluzione (della coscienza).


Un esempio di essere auto-realizzato è il Cristo, Egli era un ribelle (per essere ribelle devi essere consapevole), un rivoluzionario, ma non della spada piuttosto un rivoluzionario del pensiero; possiamo leggere a proposito in alcuni passi dei vangeli:



“Così giunsero a Gerusalemme. E Gesù, entrato nel tempio, cominciò a scacciare quelli che nel tempio vendevano e compravano e rovesciò le tavole dei cambiamonete e le sedie dei venditori di colombi. E non permetteva ad alcuno di portare oggetti attraverso il tempio. E insegnava, dicendo loro: «Non è scritto: La mia casa sarà chiamata casa di preghiera per tutte le genti? Voi, invece, ne avete fatto un covo di ladroni!». Ora gli scribi e i capi dei sacerdoti, avendo udito queste cose, cercavano il modo di farlo morire. Avevano infatti paura di lui, perché tutta la folla era rapita in ammirazione del suo insegnamento. E, quando fu sera, Gesù uscì fuori dalla città”. ( Marco 11,15-19)


“Pensate che io sia venuto a portare la pace sulla terra? No, vi dico, ma la divisione” (Luca 12,51).


"Non pensate che io sia venuto a portare pace nel mondo: io sono venuto a portare non la pace, ma la discordia! Infatti sono venuto a separare il figlio dal padre, la figlia dalla madre, la nuora dalla suocera. E ognuno avrà nemici anche nella propria famiglia” (Matteo 10,34-36).



Ad un prima lettura, da questi passi si può dedurre ciò che dicevamo prima, che un essere auto-realizzato, un essere che sviluppa in sé le qualità del; pensiero, del sentimento (inteso non come il sentimentalismo da telefilm dei nostri tempi, ma come arte del percepire come ci viene suggerito dall’etimo della parola stessa dal latino sentimentum da sentire percepire coi sensi) e delle sensazioni, un Cristo lavora maggiormente al sistema (cognitivo o di pensiero) che può farci fare quella rivoluzione di coscienza tanto auspicata.


Nella tradizione Gnostica, la Rivoluzione della Coscienza ha tre fattori perfettamente definiti.

Primo: Morire

Secondo: Nascere

Terzo: Sacrificio Per l’Umanità

(L’ordine dei fattori non altera il prodotto).

Morire è questione di etica rivoluzionaria e dissoluzione dell’io psicologico/aggregato psichico/ego.


Nascere è questione di trasmutazione sessuale e corrisponde alla sessuologia trascendentale.


Il Sacrificio per l’umanità è carità universale cosciente. Se noi desideriamo la rivoluzione della coscienza, se non facciamo tremendi super-sforzi per sviluppare queste possibilità latenti che ci arrivano per mezzo dell’auto-realizzazione intima è chiaro che queste possibilità non si svilupperanno mai.





Per effettuare tutto questo è necessario un mutamento radicale totale e definitivo: ma non tutti gli esseri vogliono questo mutamento. Anzi, molti non lo desiderano affatto, non lo conoscono e se glielo dici non lo capiscono, non lo possono comprendere, non gli interessa. La natura dà solo questa possibilità ma lei non interviene in questo sviluppo. Questo è uno sviluppo singolo dell’individuo di rivoluzionare se stesso, questa sensazione che emerge ha molto a che fare con l’istinto di sopravvivenza, la necessità di dire che ci deve essere dell’altro ed iniziare a muoversi verso un’altra direzione, evadere. Neo che inizia a cercare Morpheus nella pellicola del film Matrix ci sta parlando dello stesso processo. La rivoluzione non ha un contrario, la rivoluzione non ci trasforma in uomini migliori ma in qualcos’altro.



“Mentre inconsapevolmente affronti te stesso, quale io mutevole e narrante, nel cercare di capire ciò che in te sta avvenendo, ti scoprirai cambiato”. (Rocco Bruno)


“C'era tra i farisei un uomo chiamato Nicodèmo, un capo dei Giudei. Egli andò da Gesù, di notte, e gli disse: «Rabbì, sappiamo che sei un maestro venuto da Dio; nessuno infatti può fare i segni che tu fai, se Dio non è con lui». Gli rispose Gesù: «In verità, in verità ti dico, se uno non rinasce dall'alto, non può vedere il regno di Dio». Gli disse Nicodèmo: «Come può un uomo nascere quando è vecchio? Può forse entrare una seconda volta nel grembo di sua madre e rinascere?». Gli rispose Gesù: «In verità, in verità ti dico, se uno non nasce da acqua e da Spirito, non può entrare nel regno di Dio. Quel che è nato dalla carne è carne e quel che è nato dallo Spirito è Spirito. Non ti meravigliare se t'ho detto: dovete rinascere dall'alto. Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai di dove viene e dove va: così è di chiunque è nato dallo Spirito». Replicò Nicodèmo: «Come può accadere questo?». Gli rispose Gesù: «Tu sei maestro in Israele e non sai queste cose? In verità, in verità ti dico, noi parliamo di quel che sappiamo e testimoniamo quel che abbiamo veduto; ma voi non accogliete la nostra testimonianza. Se vi ho parlato di cose della terra e non credete, come crederete se vi parlerò di cose del cielo? Eppure nessuno è mai salito al cielo, fuorché il Figlio dell'uomo che è disceso dal cielo. E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell'uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna».

Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna. Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo si salvi per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell'unigenito Figlio di Dio. E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno preferito le tenebre alla luce, perché le loro opere erano malvagie. Chiunque infatti fa il male, odia la luce e non viene alla luce perché non siano svelate le sue opere. Ma chi opera la verità viene alla luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio”. (Giovanni 3,1-21)



NOTA: Questo breve articolo non vuole essere considerato come esaustivo, l’interpretazione dei simboli e del significato esoterico è del tutto personale.



Di: Placido Schillaci




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